Schede degli spettacoli teatrali

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Rizomata (radici).

La sostanziale proiezione della psiche

 

La “maschera”, vale a dire l’inserviente di sala che fa accomodare gli spettatori, ci conduce nello studio dell’artista Giovanni Marconi, e ci avverte, recitando il mantra di Scena Sintetica che “Il teatro è la nostra cultura… ” Giovanni Marconi ( che del gruppo è lo scenografo) ha predisposto lo spazio perché in esso possa avere luogo la performance che ha ideato come prologo allo spettacolo: un omaggio al tema lanciato dal FAI: l’acqua… Si appresta a decorare le forme (tre porte, tre passaggi) con una tempesta di emblemi: forme, colori, materie… tratti dal suo viaggio nell’arte e nella psiche. Ci introduce, poi, nel luogo più luogo, della propria esperienza.
La ricognizione di questo spazio, è affidata all’attenzione affettuosa di una custode, alla sensibilità acuta di un vecchio cieco e alle frementi intenzioni di un giovane iniziando all’arte.

I tre visitatori, in un giuoco di rimandi ed echi poetici, nell’intreccio tra azioni rituali e percorsi di senso, sono impegnati a dare un nome alle cose e alle emozioni, seguendo la pista empedoclea dei quattro elementi:aria, terra, acqua, fuoco; ora turbati da Odio, ora attratti da Amore: elementi questi ultimi, che potremmo definire formidabili motori di metamorfosi.

Questo esercizio di nominazione, che è fase iniziale ed iniziatica di ogni poetica che si rispetti, spia l’attimo in cui l’azione di Amore crea le forme aggregando elementi; e indaga l’artiglio di Astio che spariglia e rovina: ” …cercammo (lo ricordo ancora) le parole / della luna, della morte, del mattino / e delle altre consuetudini dell’uomo /… “.
Abbiamo messo alla prova alcuni scrittori e poeti che amiamo e li abbiamo invitati a svolgere i temi empedoclei con gli strumenti linguistici del nostro tempo.

Sappiamo che non è facile dire in che momento la mancanza di chiarezza, da segno di superficialità, diventa segno di profondità; così come non è facile dire in che momento la mancanza di forma, da timidezza diventa coraggio. Tuttavia con Rizomata, tentiamo l’impresa. Entriamo nel gabinetto alchemico dei poeti nel momento in cui essi scelgono ed estraggono, dal luogo più interiore della lingua, le parole, e le ordinano nello spazio, libere di spargere suono e di irradiare senso.

Spettacolo per il FAI marathon 2014

Questo spettacolo è stato replicato nel 2014 su richiesta del FAI (Fondo per l’Ambiente Italiano) per MarathonFAI, tour monotematico sull’ACQUA.

Perché uno spettacolo per il FAImarathon, sul tema monotematico dell’acqua?

Dalla rivista Contagi in San Desiderio numero 0:

“… Gli storici bresciani dell’ottocento prestano fede al Muratori che appone la data del 761 ad un documento in cui si nomina, per la prima volta, la basilica di San Desiderio insieme a quella di San Giovanni e S. Eufemia. Il documento citato dall’Odorici, determina le misure, la proprietà di alcuni condotti dell’acquedotto romano fra le suddette basiliche cittadine. «Venticinque piedi ne stabilisce Sabazio, arciprete (chi sa forse della cattedrale) e custode di San Desiderio. Ad accordare credito a tale” cartula” ci si potrebbe allineare all’opinione del Brunati che, adetto di mons. L.F. Fè d’Ostiani, soteneva esser fondata la basilica di San Desiderio nel VII o nell’VIII secolo». Il santo cui la chiesa era dedicata era il vescovo Desiderio da Vienne in Francia e la traslazione del suo corpo era, nei vecchi calendari, celebrata all’ Il febbraio.

Il documento in questione non è datato ma, sia l’indicazione del vescovo dell’epoca, sia l’esistenza di altri documenti riferiti alla stessa epoca e al monastero di San Salvatore possono favorevolmente deporre a favore dell’indicazione muratoriana (Antiq. H. M. Aevi, II, p. 407). Ai luoghi di culto dovevano servire le acque se tali contratti sono frequenti e dai.contratti si deduce pure che il ruolo di tali ambienti non era secondario nella struttura urbana dell’epoca longobarda. …”

“… Ancora nel 1339 San Desiderio è nominato tra i mille luoghi nuovi di cui Brescia si è dotata per alloggiare i cittadini e i molti venuti dalla campagna o invitati dagli stati vicini. Si tratta di uno dei primi documenti in volgare bresciano: una relazione sulla rete idrica di Brescia a partire dal «canò mayster» (condotto principale) proveniente dalla terra di Mompiano.

«Anchora uno canò de fontana che descor per me la chiesia de Sanct Desiderio che fa lifontani de Miser lo Referrendario de Bressa e de Sanct Benedetto chi è super la strada e si ne discor uno bochetto in de li casi onver in de la segrestia di quella giesia co lafontana etiandio de la eros di Be… ». Il testo indica senz’altro la presenza di un tratto di acquedotto ma là dove si parla di «segrestia di quella giesia» non è del tutto chiaro se si tratti della chiesa di San Benedetto e di San Desiderio anche perché dalla visita pastorale di San Carlo Borromeo risulta chiaro che la chiesa era priva di sagrestia. …”

Prima rappresentazione:

1999

Attori:
Armando Leopaldo, Paolo Djago, Domenica Lorini, Lorenzo Biggi, Federica Lancini
(in precedenza anche con Maura Benvenuti)

Scena:
Giovanni Marconi

Musica:
Carlo Citterio e Georgy Evteev
eseguita dalla minuscola orchestra GUL SLOVO I KULTURA:
Georgy Evteev, Claudio Gioiosi, Stefano Lonati

Luci e immagini:
Daniele Ghirardi

Drammaturgia e regia:
Antonio Fuso