Emo Marconi. Pensiero.

Da qualche anno a questa parte, il primo giorno di primavera, era l‘occasione per un incontro presso San Desiderio. Emo si preparava per tempo, prendeva appunti e stendeva una scaletta per condurre l’incontro. Erano momenti in cui il rigore dello studioso si distillava al fuoco dell’umanità e la temperatura diveniva incandescente.
Anche per il 1997 era stata programmato un incontro per il 21 marzo ma, l’improvvisa scomparsa…
Sul suo tavolo nello studio di Verona, erano però già pronti i foglietti con i contenuti di quell’incontro, che qui vengono proposti senza note aggiunte, nella forma in cui furono trovati.

Bs (16 gennaio 1997)

L’ uomo

La mente. II pensiero (il linguaggio).[Il futuro].
Dire che l’uomo sta usando sempre di più la mente vuol dire che è di questa parte di sé che egli sta usufruendo di più, verificando di più.
La velocità del vivere e del comunicare (Arianna Daguino: I nuovi nomadi. Ed. Castelvecchi).

La mente è solo una parte dell’ uomo proprio perché l’uomo è il risultato di un assemblaggio (Il politeismo.. e il monoteismo. Jock Miles: Dio. Ed. Garzanti). Unità e autonomia del cosmo e dell’ ’Io.
“Io non sono il corpo; non sono la mente; non sono l’intelletto (Buddhi); non sono la volontà (chìtta); non sono il complesso delle facoltà interiori (antahkarana); non sono alcun oggetto (parte) specifico- Sai-Baba.

L’ identità dell’uomo

(Dolore e conoscenza). La sintesi. (Malattia e salute). Se l’uomo è essenzialmente un essere pensato (dato che il pensiero è la riflessione del cosmo su se stesso) in cosa consiste la sua libertà (quella che gli ha prodotto e gli produce Karma)?
Intanto: la libertà creatrice. E’ questo il luogo, è questa la funzione che lo individuano. L’uomo è autonomo e riconoscibile come tale per quel tanto che egli è creativo.

La creatività però è libertà nel senso che essa creatività dà vita al nuovo. (Se si tiene conto che Karma si produce quando ci si oppone alto sviluppo evolutivo, la libertà dell’uomo sta tutta nel dire (dopo aver capito) “si” a quello sviluppo).

Ora la libertà creatrice può porre il nuovo nel senso dell’evoluzione (oppure altrove. Se lo pone nella direzione positiva dell’evoluzione la creatività libera, altrimenti esso non fa che accumulare Karma. Ma più il Karma si addensa e più l’uomo è condizionato (è schiavo!).
Il locus privilegiato della libertà creativa. C’è in tutti, ma in tutti non si esplicita. Ecco il punto discriminante: l’arte che è coscienza di questa libertà creativa; è il tema della qualità. Ora la qualità è coscienza e la coscienza stabilisce le coerenze attraverso la discriminazione che l’intelligenza (1) le concede.

Teatro

Heidegger – Kojèf. Il niente e l’ essere (la simulazione)
nell’ esistenza e, analogamente, sulla scena. L’Orlando.
Lo studio fra realtà e apparenza.
La relazione fra Archetipo (sintesi di forme) e il Personaggio
(vitalità – magnetismo – attività).

L’Attore

Le relazioni sono sostanzialmente analogiche. E nell’analogia (e non nella logica condizionante – legge di causa effetto) che sta la libertà dell’autore (che fa passare la lettura dell’archetipo nel personaggio) (2) e nell’attore (che trae il personaggio dalla pagina per portarlo alla tridimensionalità delta scena).

Queste relazioni dipendono dal linguaggio (che esse stesse strutturano). [Il pensiero — la riflessione del cosmo su se stesso] L’attore è l’essere che nell’apparenza fa emergere un esserci (…) del personaggio attraverso la creazione di un vuoto nel quale si muovono sia il personaggio (che è una variazione dell’archetipo) sia l’archetipo. (3)
Il vostro teatro (da Maguzzano) cerca, pur con tutte le variazioni possibili di superare il livello dei personaggi per colloquiare con gli archetipi.
Ecco cosa vuol dire che l’ uomo usa la mente perché gli archetipi, come l’anima, appartengono alla mente astratta (Manas).
Gelosia: Otello, Misantropo
Attesa: Godot, Medea
Pensiero, azione: Amleto, Antigone.
Il conflitto nel cosmo (e sulla scena) nasce dalla disarmonia degli Archetipi
(Jahvè è un archetipo separativo). Ecco la lotta di Jahvé contro Baal.

II Rito

Levitico: “Non vi è nulla di storto che non possa essere raddrizzato da un cerimoniale conveniente”. Suono, luce, colore, rito. Piani delta manifestazione.

La “trascendentalità dell’ io” E. Husserl. L’ isolamento del tempo. La gratuità. La verticalità. Théomai della tensione del mito.
L’arrivo degli Archetipi permette di introdurre nel rito un nuovo mito.
II mito si pone un fine invocativo. Il mondo contemporaneo è, nella sua degradazione, un immane rito. Attraverso la comunicazione è il pianeta che sta diventando un enorme altare (Il pianeta sta diventando sacro).
S. Desiderio aiuta la costruzione ideale del pianeta-altare (per far diventare sacra la terra). (4)

Per noi è tempo di vigilia e di ascesi. “Come avviene nella grande arte, ogni voce, nel momento in cui risuona, fa tacere tutto il resto”.
Dobbiamo tuttavia rispondere al silenzio degli altri, denunciando, anche se oggi pochi capiranno, il potere che soffoca. Il potere come nequizia, come aggressività.

Io propongo: il Potere – la rappresentazione del rito del potere. Propongo l’anarchismo di Giobbe. [il caso Sofri – Calabrese].
Oppure la storia di San Desiderio. Essa dovrebbe rappresentare noi stessi come personaggi. La poesia nascerebbe dalla “capacità di trovarsi in incertezze, misteri, dubbi, al di fuori dall’abilità di riprodurre fatti e\o ragioni”. (Keats)

Emo Marconi

 

  1. L’ INTELLIGENZA è la principale qualità del Logos che si rivela in VOLONTA-DESIDERIO (la saggezza) – ATTIVITA
  2. La modalità analogica che permette all’ Attore di trarre dall’ Archetipo un Personaggio impone la relazione di una contemporaneità e di una presenza : contemporaneità e presenza che l’ Attore rievoca quando fa vivere il personaggio sulla scena. Gli archetipi non sono le idee di Platone. Le idee si ricordano mentre gli archetipi si rivelano attraverso un procedimento di manipolazione analogica: la METAFORA.
  3. “Dans l’ accomplissement dans toute action de l’ homme (cfr. acteur),
    nous dit Sri Krishna, il existe cinq facteur essentials:
    1) L’ acteur
    2) La volonté déterminée
    3) Instruments pour commetre l’ act, tel que les mains, langue, ccc.
    4) L’ usage de ces instruments
    5) L’ influence de la conduite antécédent.
  4. “Le cérémonial de l’ Eglise universelle – étant fondé sur l’ unité mentale de tous les popules – ne sera pas un cérémonial dans l’acception actuelle du terme, mais l’ utilisation ( ), dirigée et scientifique du son et de la coleur enfin d’attendre certains objectifs (…) tels que: l’ alegnement de l’Ego; (—) l’ entrée en contact avec la Hierarchic occulte …etc,” T.F.C. pag. 385.

Natale 1996

Fenomenologia del mondo dell’arte, e (per noi) del teatro
Lo sforzo di Scena Sintetica è di mostrare il teatro non solo di fuori (come fatto sociale, come fine di una sovvenzione, come ambiente disposto agli applausi), non secondo un atteggiamento estraneo al teatro stesso, ma secondo quella realtà che permette di far vedere che cos’è il teatro dal di dentro, insomma in se stesso: una assemblea libera, gratuita, corale, riunita per rendere concreto sul palcoscenico (nelle luci, nei colori, nei suoni, nei corpi) la fantasia, che è la fonte intuitiva del vivere in bellezza. [Il teatro, in definitiva, è l’arte che ha lo scopo di mostrare come la fantasia diventi ontos vivente]. Non è importante la sociologia, nemmeno la psicologia e neppure la cultura semiologica, importante è il senso inglobante della presenza e della libertà creativa. [E’ in questa libertà che si scopre l’essere attraverso l’apparire – la finzione, la maschera crea]. “Orlando” è uno spettacolo in cui molteplici mediazioni (mediazioni con cui è costruito l’uomo biologico e culturale) permettono lo scavo di un locus nel quale l’individuo – attore o spettatore che sia – trova l’area della sua libertà creativa. E tutto vi è analogico. Ecco allora l’invenzione delle diverse forme teatrali e degli “oggetti” scenici; ecco, il capolavoro; ecco la traccia per il teatro futuro, ecco la “materia” per una meditazione spirituale oltre che estetica; ecco il modo per accostare alla riva dell’essere il fluire della coscienza (Husserl). Questa riva c’è per ogni arte; il fatto è che nel teatro, per via del gioco perenne fra realtà e finzione (…), i pontili di accostamento non sono sempre prevedibili; essi sono labili, costruiti in modo che sembrano magicamente spostarsi più in là, deludendoci, ogni volta che l’attracco sembra assicurato. Eebbene qui è il fascino di quest’arte, futile e rivelatrice insieme, materialmente fisicissima, ma anche metafisica e talvolta trascendentale. Il teatro è lo strumento (esoterico) che dispone e compone le “parti” in unità!

Emo
Grazie!

Emo Marconi