Schede degli spettacoli teatrali
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Voyage
(o della nostalgia)
4 quadri di Antonio Fuso
Qualche decennio fa, alla ricerca di glorie artistiche locali, ci imbattemmo in Pietro Chiari e scegliemmo di mettere in scena la sua commedia più nota: Checchina la conciateste… Ma nel montaggio definitivo dello spettacolo (che si chiamava Voyage ed era il nonno di questo Voyage) di quella commedia rimasero poche tracce.
Cerchiamo di rimediare quest’anno “culturale” dando visibilità a un autore meritevole di un posto di rilievo nell’olimpo delle glorie bresciane. Cominciando a chiarire qualche mistero. Come mai un autore così chiaramente inferiore a Goldoni, ha potuto per anni essere avversario scomodo tale da condizionare in qualche modo le scelte del grande veneziano? Egli, al pari di tutti gli artisti che scrivono per il grosso pubblico non si poneva problemi di elaborazione formale del contenuto questo lo interessava nella misura in cui gli permetteva di stabilire un contatto diretto con gli spettatori.
Ecco spiegato il successo! La sua è una produzione di largo consumo a cui non si chiede finezza di situazioni, di caratteri, di lingua e di stile…(Anche se qualche sua commedia non è inferiore ad alcune in versi martelliani del suo illustre avversario.
E a proposito della arcinota polemica c’è da aggiungere che nel 1761, poco prima di partire da Venezia per tornare a Brescia, chiede e ottiene un incontro con Goldoni durante il quale avviene la riconciliazione.
Voyage
o della nostalgia
[Un debito con Pietro Chiari (Bs,1712-1785)
per una commedia e un libello;
la nostalgia è tutta nostra.]
4 quadri di Antonio Fuso
1. Debole* all’alba
*(in musica: tempo d. la parte in levare di una battuta)
Prima che cominci lo spettacolo, gli attori vestiti come decideremo, accompagneranno gli spettatori a prender posto ai lati della scena.
Luce fioca e sagomata a illuminare le due corsie laterali.
Svolto il servizio, gli attori raggiungeranno il centro del palco allineandosi di schiena alla platea. Nel buio che segue, e poi illuminati in controluce, si disporranno nell’ultima postura-espressione-posizione di un ringraziamento e di un addio al pubblico del teatro di San Samuele in Venezia, di proprietà del nobile Michele Grimani, in un mese imprecisato dell’anno 1749. Hanno appena finito di rappresentare Checchina la conciateste, moglie di Truffaldino marito tre volte buono, una commedia dell’abate Pietro Chiari (1712- 1785) un gesuita bresciano giunto a Venezia intorno al 1746 dopo aver insegnato eloquenza a Modena. Era stato chiamato dai Grimani preoccupati dal grande successo riscosso da Carlo Goldoni al teatro Sant’Angelo con La vedova scaltra, alla quale prontamente aveva risposto il Chiari con La scuola delle vedove. Da allora in poi, l’attività del Chiari si configurò come risposta alle opere del Goldoni; e ciò non perche egli avesse una visione della Commedia da far trionfare al posto dell’altra, ma solo per spirito di concorrenza commerciale. Qualsiasi saggio di storia del teatro o storia della letteratura italiana, nel capitolo su Goldoni riporta inevitabilmente e con rilievo la polemica con il Chiari. L’accusa più pesante che viene rivolta all’abate, è quella di essere un divulgatore delle idee altrui, uno scrittore pronto a cogliere nell’aria i motivi di successo di un romanzo o di una commedia alla moda e farli propri con grande facilità. La polemica raggiunse punte acute negli anni 1754/55, quando il tribunale dell’Inquisizione decise di sospendere la recita delle commedie di entrambi ordinando che i manoscritti relativi venissero sottoposti all’esame dell’eccellentissimo magistrato contro la bestemmia, prima di ogni eventuale rappresentazione. Insomma il clima teatrale a Venezia era diventato così pesante da convincere alcune compagnie a cambiare aria e cercare nuove piazze, meglio se esotiche, dove esercitare l’Arte della scena.
Attento luminista, ora gli attori li troviamo su un molo veneziano mentre aspettano una lettera d’ingaggio proveniente dal lontano Calicut. È una sera fredda e per ingannare l’attesa recitano passi della commedia Checchina la conciateste e sogghignano alla lettura di qualche verso dell’ultima fatica dell’abate Il teatro moderno di Calicut, nella quale è possibile rintracciare una partecipazione sia pur superficiale ai grandi temi della cultura settecentesca: la natura che si ribella alle istituzioni o la difesa dei diritti delle donne esposta in forme di facili sentenze:
Per tenerci soggette, come più ad esso aggrada, diede a noi donne il fuso, l’uomo impugnò la spada.
Luminista: una pennellata di blu cobalto velata da un grigio chiaro e luce di ribalta lentamente consegneranno la sera alla notte. E che notte!
2. Girando intorno
Finalmente, a notte inoltrata, arriva la lettera tanto attesa!
Occhio, attori! Questo secondo quadro è una lunga didascalia, una guida per voi che cercate di interpretare ciò che di nuovo vi sta capitando con l’arrivo di una lettera d’ingaggio proveniente dal lontano Calicut.
Per verificare la bontà dell’offerta occorre abbandonare qualcosa di inessenziale: a bordo non c’è posto per la zavorra; liberi e leggeri, esercitatevi per essere pronti ad accogliere le novità. Ascoltate i suoni e i rumori della notte lasciatevi avvolgere dai sogni e cedete all’urto della nostalgia anche e soprattutto di quello che non avete vissuto: le speranze mai realizzate, le felicità mai vissute… E va bene el nome de Venesia scolpìo nel cuor, la laguna ghiacciata nel mile setecento trenta e oto; i luoghi che più non ci appartengono, e il tempo, già stato, che non torna più.
[Johannes Hofer, un giovane alsaziano studente di medicina il 22 giugno del 1688 presentava all’Università di Basilea una Dissertatio medica de nostalgia coniando da nòstos (ritorno) e àlgos ( dolore ) la nuova parola.]
Il primo a mettersi in gioco è Truffaldino il quale compreso il contenuto corre con il suo bauletto contenente ogni suo avere, a conquistare la prima posizione per l’imbarco. Nella fretta, dimentica però di farsi consegnare la lettera. Ma quella lettera è il lasciapassare, contiene le condizioni nuove, le regole del nuovo gioco.. Gli altri attori osservano attenti dalla cornice in penombra.
3. Giochi nell’acqua
Attento spettatore, perché qui ti si chiede di liberare il talento per riempire caselle rimaste vuote perché trascurate o sottovalutate o non viste dagli autori di questo viaggio. Che sono gli stessi che fecero quel Voyage nel lontano 1981. E lo rifanno oggi non tanto per slancio nostalgico quanto per rilevare, (rompendo l’assedio della lontananza) se nel loro percorso nell’Arte vi siano stati mutamenti, crolli, lacune, tradimenti che abbiano compromesso la fedeltà a se stessi. (C’è altro modo di essere fedeli?) Ma c’è un momento, in questo quadro, in cui il flusso della vita umana si arresta per un istante e nella solitudine notturna del grande mare, l’uomo eterno mostra la sua agonia e si inabissa sotto il peso della sua fragilità, certo erede di una stirpe d’immortali.
4. Sermone
SPIAGGIA BRETONE
Riunito è tutto ciò che vedemmo,
a prender congedo da te e da me:
il mare che scagliò notti alla nostra spiaggia,
la sabbia, che con noi l’attraversò di volo,
l’erica rugginosa lassù,
tra cui ci accadde il mondo.
(Paul Celan)
Antonio Fuso
Prima rappresentazione:
2023 (nuova edizione)
Guido Uberti è Truffaldino
Domenica Lorini è Checchina la conciateste
Lorenzo Biggi è conte Ottavio
Daniele Ghirardi/Paolo Djago è Brighella
Federica Lancini è alias Clarice
Tatyana Kachurina è Madame, ricamatrice
Simona Cecilia Vitali è Smeraldina
Ilaria Fuso è una creatura marina
Musica: Giorgio Guerra
Scena, oggetti e costumi:
G.Ceresara-Clarice-Brighella-Truffaldin
Luci: Renato Rossi
Suono: Giusy Mondini
Regia: Antonio Fuso